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La storia della disfatta di Castel Flavon

In una terra ricca di castelli come la Val di Non, tra le tante leggende che si raccontano c'è anche quella del Principe Vescovo di Trento, intrappolato con un imbroglio nel castello degli Spaur a Flavon.


Il paese di Flavon è stato per tre secoli la casa della potente famiglia degli Spaur, che dominò fino alla fine dell’800 un ampio feudo chiamato il “Contà”.

Oggi del castello degli Spaur a Flavon sono rimasti solo alcuni ruderi, ma nel tempo della nostra leggenda era un castello grande e importante.

I terribili sbirri dei conti Spaur

Si racconta che in quell’epoca, gli orribili uomini armati dei conti Spaur si aggiravano per i paesi della zona non solo seminando paura tra la gente, ma compiendo anche soprusi e cattiverie. Del resto, gli sbirri dei conti erano famosi in tutta la valle per le imboscate e i saccheggi con cui rifornivano le casse dei loro padroni.

In questo clima, un bel giorno venne annunciato l'arrivo del Principe Vescovo di Trento, una visita che per gli abitanti di Flavon era, non solo una speranza di sostegno per lo spirito, ma anche un possibile rimprovero per i conti: i soprusi dovevano finire!

In quel tempo, il Principe Vescovo non aveva solo un ruolo religioso, ma anche politico e, all’occorrenza, aveva i suoi soldati armati che avrebbero potuto raddrizzare il comportamento dei conti e dei loro sbirri. Almeno questa era la speranza.

Il giorno dell'arrivo del Principe Vescovo a Flavon c'era una folla ad attenderlo. Tutti si aspettavano di vederlo arrivare trionfante con il suo esercito al seguito e invece il Vescovo si presentò quasi come un pellegrino solitario, camminando giusto accompagnato da uno scudiero. I conti Spaur accolsero il visitatore con grande gioia e a tutti sembrò che il Vescovo si trovasse a suo agio con quei furfanti.

La gente di Flavon sconsolata se ne tornò a casa ormai convinta che nulla sarebbe cambiato e che forse, una nuova amicizia tra conti e Vescovo, avrebbe anche peggiorato le cose.

Agguato al castello

Intanto al Castello venne organizzato un banchetto in onore dell’importante ospite. Il Vescovo fu fatto sedere al posto d’onore e la cena, ricca di cibo e vino, si svolse tra canti, risate e giochi dei buffoni.

Nel bel mezzo della serata però, sbucarono dal nulla due guardie armate che si misero a lato del Principe Vescovo e quando questo se ne accorse, capì che per lui la festa era finita.

I conti infatti, con un sorriso beffardo, fecero cenno alle guardie di afferrare l’uomo, che venne preso e immediatamente portato nelle segrete.

Nel frattempo la gente di Flavon ascoltava da lontano i festeggiamenti nel castello, ancora delusi da quella nuova amicizia tra conti e Vescovo, ma ignari di quello che in realtà stava succedendo.

Era ormai quasi l’alba quando all'improvviso gli abitanti del paese vennero spaventati dalle urla dello scudiero del Vescovo, che a gran voce gridava: “Hanno rapito il Principe! I conti l’hanno gettato in prigione!”.
Si formò così una folla di persone che iniziò a studiare in fretta e furia un piano per liberare al più presto il Vescovo.

L’astuto piano degli abitanti di Flavon

Dopo la festa, i conti avevano lasciato quattro sbirri a controllare il loro prigioniero e fu allora che gli astuti popolani misero in atto il loro stratagemma.

Dal sentiero che portava al Castello gli sbirri videro arrivare un uomo, dall’aspetto povero e stanco, con due botti di vino caricate sulla schiena. Ad un tratto l’uomo inciampò e, disperandosi, vide i suoi barili finire giù per il bosco.

Le guardie si fecero subito avanti e chiesero all’uomo cosa potessero ottenere in cambio se l’avessero aiutato a recuperare le due botti. Lui si offrì di regalargliene una, così gli sbirri non si fecero scappare l’occasione e corsero giù per il bosco alla ricerca dei barili.

Dopo averli recuperati, uno lo consegnarono al viandante e l’altro se lo passarono di bocca in bocca per berselo tutto.

Gli abitanti di Flavon però avevano mescolato nel vino la polvere di papavero. Poco dopo infatti, le quattro guardie crollarono a terra, ubriache e addormentate. L’uomo allora corse a chiamare gli altri del villaggio che con cautela penetrarono nel castello, arrivarono nei sotterranei e liberarono il Vescovo.

Quel giorno gli abitanti di Flavon fecero una grande festa e per ringraziarli, il Principe Vescovo, donò loro la sua croce d’oro e mandò un’armata a distruggere completamente il castello dei cattivi conti.

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